Giuseppe Consoli : breve biografia
Giuseppe Consoli Guardo è nato a Mascalucia (Catania) il 10.10.1919 ed è morto a Milano il 20.01. 2010. Compiuti gli studi classici, s’è laureato in Lettere, specializzandosi in Discipline archeologiche e storicoartistiche. La sua vicenda personale, da pittore, ha inizio dal 1945, dopo il ritorno in Sicilia dalla drammatica prigionia nei lager in Germania. Consoli espone nel ’48 alla Quadriennale di Roma e si trapianta in Abruzzo, a Chieti, ove si dedica alla terracotta e alla ceramica, pur non tralasciando la pittura. Allestisce la sua prima ‘personale’, a Chieti nel ’50. Nello stesso anno, e poi anche nel ’51, è tra gli artisti premiati a Suzzara. Dino Villani gli richiede un ‘piccolo formato’ per la sua raccolta. Il vasto dipinto di Consoli: Strage di Portella delle Ginestre, acquistato dalla Federazione Comunista di Pescara, viene donato a Giuseppe Di Vittorio, per i suoi 60 anni. Oggi fa parte della Raccolta d’Arte della C.G.I.L. di Roma. Consoli frequenta Roma, incontrandovi Guttuso, Greco, Fazzini. Nel ’52 torna in Sicilia. Realizza nel ’54, tra l’altro, Lacrimogeni a Mussomeli, ispirato ad un fatto di cronaca siciliana e oggi nella Collezione permanente ‘Arte in Sicilia nel secondo Novecento’ e, nello stesso periodo, realizza la serie di grandi pannelli per il dancing catanese di Villa Cardì. Nel novembre ha luogo a Catania la prima rassegna antologica della sua attività, nei saloni del Circolo Artistico; il testo del catalogo è di Giovanni Carandente. Leonardo Sciascia scrive un commento critico della mostra per la Rai di Palermo. Nel ’56 espone per la prima volta a Milano alla Galleria Apollinaire, accolto favorevolmente dalla critica (De Grada, De Micheli, Marussi, Villani). Incontra Migneco, Fiume, Agenore Fabbri, Cappello, Birolli; va a trovare Lucio Fontana ad Albissola. Si insedia a Genova, dedicandosi alla scultura in ferro saldato all’arco elettrico. Espone a Buenos Aires, alla Galleria Bonino, insieme ad Ajmone e Cassinari. Realizza, tra l’altro, una complessa figura di tondini di ferro alta più di tre metri, il Suonatore di clarino, collocata nella vetta dell’Isolotto di Bergeggi (Savona). Frequenta Scanavino, Fieschi, Caminati. Nel 1959 si stabilisce definitivamente a Milano, alternando la scultura con la pittura. Nel ’62 espone il suo grande Teddy Boy alla Mostra Internazionale di Scultura della Galleria Pagani di Milano. Modella in ferro la grande Danzatrice, ora nella Raccolta di Villa Carlotta (Tremezzina, lago di Como). Nel ’63, nella Galleria L’Indice, tiene la sua seconda personale, mostrando sculture in ferro e in fertene policromo, che suscitano l’ammirazione di Lucio Fontana. La più imponente di queste, acquistata da Remo Brindisi, è ora collocata nella sua villa-museo al Lido di Spina a Comacchio. Ma per Consoli quelle prove costituiscono un momento transitorio, Consoli si ritiene al fondo di una crisi. Si isola. Passa alla saggistica storica e nel ’66 pubblica per l’edizioni del Milione ‘I Giuochi Borromeo ed il Pisanello’ che ottiene un vivace interesse internazionale. Inizia una fase estremamente tormentata della sua attività artistica, con delle composizioni inquiete, ispirate al vivo della cronaca: rapine, scippi, aggressioni notturne, folle urlanti negli stadi, diverbi tra automobilisti, incidenti stradali. Vari pezzi di quella fase entrano nella collezione milanese di Antonio Mazzotta. Quindi nel ’67 si ritira in Sicilia; lavora accanitamente senza più mostrare nulla. Torna a Milano alla fine del ’71, ricaricato, e nel ’72 dà corso ad un ciclo di dipinti di singolare piacevolezza compositiva e coloristica: è come una parentesi distensiva nel suo mondo amaro e drammatico. I suoi Gatti si insediano nella collezione di Mario De Ponti. Queste opere, nel genaio del ’73 sono esposte a Milano alla Galleria Pater. Le presenta in catalogo Carlo Munari. Tutta la critica accoglie favorevolmente il suo ritorno, da Valsecchi a De Grada, da Cara a Monteverdi, alla Fezzi. Nel ’74 prosegue alternando la scultura alla pittura, culminata nel suo periodo più maturo e personalissimo ‘arancio-nero’ attraverso il quale esprime drammaticità interiore (Barricate, Sassaiole), ed amore per la vita e in particolare per la figura femminile, che Consoli interpreta sempre come archetipo di serenità. Nel ’78, nella personale catanese alla Galleria La Racla, espone una serie di grandi chine ispirate alle metamorfosi, ampliando, negli anni successivi, questa tematica, su tele ad olio di forte intensità coloristica. Poi nel ’84, ancora a Milano, espone alla Galleria Ciovasso, la serie ‘arancio-nero’ del periodo 1974/75. Ottantunenne nel 2000, sempre a Milano, presenta le sue coloratissime Metamorfosi alla Libreria dell’Angolo di corso Sempione; è la sua ultima personale in vita. Nel 2005, viene premiato per i suoi meriti artistici dal Comune di Mascalucia e ricambia donando alla cittadinanza il dipinto Cristo e l’Adultera, conservato nell’Auditorium ‘M.Corsaro’, accanto ad altri due suoi dipinti del ’56, Le fasi della vendemmia e La Tessitura. Nel 2019, Mascalucia e Catania celebrano il centenario dalla nascita con due antologiche postume, a lui dedicate, curate rispettivamente dal collezionista siciliano Filippo Pappalardo e dallo storico Antonio D’Amico.