A Chieti, modellai Donna al davanzale, una mezza figura dal viso ad uovo (come le figure di Moore), rivolta verso sinistra e con lunga chioma protesa all’indietro sulla spalla destra e le braccia flesse a gomiti prominenti, in pose alterne, orizzontali e verticali. Con smalti policromi ne definìi gli occhi, il naso e le labbra.
Venivano spesso da Roma la Mamma o la sorella di Cianfarani. Le ritrassi entrambe singolarmente. Nel frattempo, ero impegnato nel reperimento del sistema degli ipocausti nelle Terme Romane di Chieti. Per la mia disposizione al disegno, presi gusto a rilevare le sezioni di scavo ad Alba e quanto occorreva documentare alle Terme di Chieti. Imparai ad usare il tacheometro e la stadia e provvidi a tutte le rilevazioni plani-altimetriche opportune.
Elaborai una serie di schizzi che concatenai ad incastro nel Ratto delle Sabine. Composi Pesciari dei paesi etnei, Falò, il Mangiaspaghetti e ritrassi un amico messinese, Peppino Corio, di San Pier Niceto. Poi trascorsi l’estate ad Alba.
Il 19 ottobre ’49 lo zio Angelo Messina accompagnò Livia all’altare nella chiesa di Cristo Re a Catania, e Livia ed io ci sposammo tra lo stuolo dei parenti e amici delle due famiglie. Nel tardo pomeriggio, lo zio Carmelino e Maria ci lasciarono all’Albergo Belvedere di Nicolosi. Passeggiammo a lungo tra giganteschi pini fino a sera e dopo una breve cenetta trascorremmo la nostra ‘prima notte’.
Attendemmo che Graziella e Mimmo Lombardo si sposassero a Mascalucia il 29 ottobre, e quindi partimmo.
A Chieti, presa precedentemente una stanza in affitto, condividemmo l’appartamento con un’altra coppia già ‘in situ’, Adalgisa e Gaetano Pagliari, da Scanno (L’Aquila), con i quali legammo subito. Alcune sere dopo, ebbe luogo nel soggiorno il cordiale incontro di Livia con Cianfarani e il personale dell’Ufficio. E poi, l’andare al mercato la mattina con Adalgisa agevolò Livia ad ambientarsi nella città.