Cianfarani aveva richiesta la consulenza del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti, per risollevare da terra un muro delle Terme caduto. Venne a Chieti da Milano l’Ing. Luigi Crema, Soprintendente ai Monumenti della Lombardia, che ci istruì sulle modalità da seguire. E, per il resto del ’49, tutto andò avanti gradevolmente. Nel frattempo, io avevo fatto amicizia con Eraldo Miscia, titolare di un ufficio commerciale nello stesso Palazzo Martinetti, che ci propose un appartamentino ammobiliato di sua proprietà, al piano rialzato, nel palazzo in via Materdomini 53, ove egli abitava con la moglie, Linda, e due cognate, le sorelle Fusco, mature nubili. Con Livia lo visitammo, e preferimmo alla coabitazione, fino ad allora gradita, la totale autonomia che avrebbe consentito finalmente a Livia di dedicarsi alla stesura della sua tesi. Allevammo subito un bel gattino tigrato, Pelèo, particolarmente caro a Livia.
Conoscevo, dal ’48, un giovane pittore teatino, Carlo Marcantonio, che da tempo insisteva perché mi decidessi a fare insieme a lui una Mostra alla Bottega d’arte sul Corso Marrucino: bastava donare un dipinto al proprietario, Mincani. Avevo convogliato a Chieti i miei dipinti siciliani; e tra altri eseguiti di recente, quali Gatto e pattumiera, Uomo che accende la sigaretta, e i grandi disegni, Sterratori a colazione, Donne in pescheria, Contadino siciliano che si disseta, Ragazzo etneo, Gatto che si lecca, scelsi una ventina di pezzi. Marcantonio altrettanti dei suoi.
Esponemmo dal 13 al 28 maggio ’50. Ci presentò in un dépliant Ferruccio Barreca, mio nuovo collega in Ufficio.
Recensirono la mostra: Carlo Travaglini (La mostra Consoli e Marcantonio alla Bottega d’arte – Il Giornale d’Italia, 19 maggio); Piero Lunardi (Due giovani valorosi alla Bottega d’arte di Chieti – Il Messaggero di Roma, 23 maggio); Edmondo Paone (Mostra d’arte a Chieti – La Voce Repubblicana, 25 maggio); Giacomo Vaccari (Le mostre dei pittori: Consoli e Marcantonio – L’Unità / Abruzzo e Molise, n. 127, 30 maggio); Valentino Mirra (Alla Bottega d’arte la personale di Pippo Consoli e Carlo Marcantonio – Momento Sera, 26 maggio).
Fu un autentico successo di critica, oltre che di visitatori. Donai al Mincani lo Scoparo.
In giugno, venne a trovarci da Catania Maria, e rimase con noi un bel po’. Andammo ad Alba Fucens e poi a Scanno con i Pagliari, nonché varie volte a Pescara. Intanto, Lina e Vito Urzì, fidanzati da vari anni, decidevano di sposarsi il 15 luglio ‘50; e Livia tornò con Maria a Catania, mentre io avevo da proseguire lo scavo ad Alba. Attesi a Roma Livia di ritorno, e ci concedemmo una breve vacanza romana. Tornati a Chieti, per evitare che Livia perdesse tempo ogni giorno in cucina, donai il Mangiaspaghetti al gestore del ristorante già per me abituale, che lo espose vistosamente nel locale. Vi pranzammo lautamente per un mese intero.