Mio padre |
Sebastiano Milluzzo |
Mario Grasso |
Zia Anna Michele Castorina Emilio Greco (calciatore) |
Ma li vedo appiattiti in un amalgama inerte. Ricordo invece due fanciulle: Luigina, al Ginnasio, e Laura, al Liceo. Piuttosto, è la mia ‘vena’ figurativa, ad assumere tra quei ricordi una singolare evidenza interlocutoria. Nel febbraio del ’36 avevo dipinto ad olio su tela Orfeo ed Euridice e dato luogo a tre grandi disegni a pastello e gesso, su carta grigia, ispiratimi dagli episodi dell’ ‘Inferno’ dantesco, Paolo e Francesca, Farinata, Conte Ugolino. Li apprezzò molto il prof. Enzo Maganuco, insegnante di Storia dell’Arte, che stante allora l’assenza di scuole d’arte a Catania, mi consigliò di studiare i dipinti e le sculture del Museo Civico di Castello Ursino. Per vari mesi, la domenica mattina, andai a copiare dei particolari interessanti tra le opere esposte, tra cui la testa del ‘Meleagro’ di Scopas. Una mattina, mentre copiavo un disegno di mani incrociate, di Michele Rapisardi, reggendo il quaderno oblungo con l’avambraccio sinistro, un giovane soffermatosi alle mie spalle osservò: “Ma Lei, così, non vede l’insieme. Venga”. Quel giovane mi fornì un cavalletto portatile. Era il brillante restauratore di dipinti, prof. Giovanni Nicolosi, reduce da Firenze. Divenimmo amici. Ne ho avuto consigli preziosi, per le mie attività professionali, allora imprevedibili. Spentasi purtroppo nel ’36 zia Concetta, assistita anche da Graziella, ci raggiunse a Catania definitivamente la zia Anna. Nel ’37, eseguìi una serie di ritratti con la matita ‘Negro’. Ne ricordo particolarmente due Zia Anna e Michele Castorina. Ritrassi allora ad olio, Mio Padre e Mario Grasso. Conseguita la Maturità Classica nel ‘38, scelsi la facoltà di Lettere Moderne, nel ‘Siculorum Gymnasium’ fondato da Alfonso il Magnanimo nel 1443. Con Nunzio Carmeni, Tanino Recupero e Mario Grasso fondammo ‘Il Focolaio’, circolo culturale privato ove nei pomeriggi domenicali uno di noi a turno avrebbe trattato temi di comune interesse o ascoltato altri amici musicanti: Nino Caruso Murabito al violino, Carlo Stroppolatini al pianoforte ed al violoncello Ettore Paladino, professionista del Teatro Massimo (è stata memorabile l’esegesi di Carmeni alla ‘Palingenesi’ del poeta catanese Mario Rapisardi). Con un ampio dipinto, Prometeo incatenato presi parte ai Prelittoriali Catanesi dell’Arte, che davano adito agli esami, nella sessione di Febbraio. Andai a trovare nel suo studio un giovane pittore, Ciccio Juvara, indicatomi dal prof. Maganuco. Vi pervenne il noto pittore Sebastiano Milluzzo, di cui avevo ammirato un ‘Ritorno dai campi’. Juvara aveva sul cavalletto un ritratto meticoloso, di cui segnalava la trasparenza del padiglione auricolare. Ci recammo insieme a casa di Milluzzo, che ci mostrò dei grandi fascicoli illustrati su Modiglioni, Cezanne e Picasso. Juvara ne ridicolizzava le deformazioni. Milluzzo le esaltava. Io ne ero affascinato: non avevo mai visto opere così stimolanti. Nel 1940 esposi ai Prelittoriali il Ritratto di Emilio Greco, ex compagno del Liceo, poi alla facoltà di Giurisprudenza e calciatore del Catania. Intanto, l’Italia entrava in guerra. Io ero stato ‘abile’ alla visita di leva, ma esentato perché universitario. |