Zoccoli in dotazione Internato calvo Due nudi sognati |
Giunti a Mühlberg, smistamento e documentazione, doccia calda, disinfestazione con pennellate alle ascelle e intorno ai genitali, e poi, nudi come vermi, al freddo esterno, alla ricerca dei propri indumenti sparsi a mucchi sulla neve. Con analoghi rituali da un Off-Lager all’altro, trascorsi il resto della guerra, a Küstrin (Alt Dewitz), a Sänd Bostell (Bremerworde) e infine a Wietzendorf. A parte gli improvvisi conteggi prolungati, la ‘sbobba’ scarsa, le scomodità dei ‘castelli’ lignei collettivi, e tutti i disagi individuali, devo dire che si affrontava la vita con senso ironico e arguzia. Ad esempio, chi in ciascuna ‘stube’ suddivideva il pane in fettine, pesandone i grammi per assegnarle a tutti in assoluta equità, e chiedeva: “a chi, questa?”, era soprannominato ‘l’a-chi-questière’. Si organizzavano persino spettacoli, incontri culturali e mostre di dipinti. Circolavano libri di ogni genere. Ebbi tra le mani testi di Steinbeck, Saroyan, Ungaretti, Saba, Montale, Garcia Lorca, Brancati, Vittorini, Quasimodo, e persino il ‘KN’ di Carlo Belli, per me fondamentale. Conobbi Giovannino Guareschi, Paolo Grassi, Gianrico Tedeschi, Aldo Carpi, Gilberto Martelli, col quale avrei collaborato venti anni dopo a Milano. Con Alessandro Natta ci conoscevamo da Arcìpoli e abbiamo vissuto insieme l’intera trafila da Rodi a Wietzendorf che egli ha esposto nel suo libro: L’altra Resistenza. Ero riuscito a procurarmi fogli di carta, matite e persino colori a tempera, per cui ho fatto per chi me lo chiedeva, ritratti, caricature, ingrandimenti dei volti di persone care tratte da minuscole foto, nonché composto mie fantasticherie. Solo nelle settimane del crollo nazista abbiamo rischiato uno sterminio, come descrive il colonnello Pietro Testa, nel suo volume ‘Wietzendorf’. Liberato dalle Armate Inglesi, il 22 aprile ’45, andai come tutti a Bergen, svuotata degli abitanti. Capitai in un Emporio, ove c’era di tutto. Mi rifornii di abiti civili, di scarponi e, ovviamente, di una scatola di colori ad acquerello. Se non ché, nella notte, alcuni ex prigionieri russi armati di coltelli, pretesero gli abiti civili. Venivano dal lager di sterminio nazista di Bergen-Belsen, nei pressi di Hannover, (ov’era stata uccisa Anna Frank, come appresi dopo). Apprendemmo dalla radio i fatti di Dongo e di Piazzale Loreto a Milano. La Sussistenza Inglese ci sfamò mirabilmente: l’area Celsi, che aveva sconciato per avitaminòsi il mio cuoio capelluto, si rivestì di nuova peluria già nella prima settimana di buona alimentazione. Dopo una quindicina di giorni, ritornammo a Wietzendorf. Lunghe passeggiate nella vicina pineta. Una volta raccogliemmo una valanga di funghi, che sottoposti al parere degli Ufficiali Medici, risultarono mangerecci. (A casa mia, mio padre aveva vietato tale pietanza. Li assaggiai, con l’apprensione di non fare ritorno a casa. Ma tutto andò felicemente). Si organizzarono serate regionali, tra cui una ‘Serata Siciliana’ di motteggi, stornelli e recitazioni dialettali, di Meli e di Martoglio. Ne dipinsi il cartellone (54). A metà luglio, ormai stufi di attendere il rimpatrio, lasciammo a scaglioni Wietzendorf, in tradotte militari bene accudite. Attraversammo a tappe la Germania dal Nord al Sud e percorremmo l’interminabile Penisola Italica fino alle complesse manovre per traghettare lo Stretto di Messina. |