Antologia critica
Anni ’50
1950
Valentino Mirra
Di Pippo consoli alla ‘Bottega d’Arte’ piace: Donne in pescheria, Pesci, e le tele ad olio Fumatore, Falò, Ritratto del prof. Corio. La sicurezza del disegno, della linea prospettica, della impostazione soggettiva e coloristica di questo artista ci dice che siamo davanti ad un pittore che ha l’ansia della ricerca originale per seguire la ‘sua’ vocazione particolare, materiata da sincera fede per la corrente neorealista. Ve lo dice in quel suo Falò, nel movimento attonito e nell’aria di solennità della folla, raccolta dinnanzi alla fantasmagorica violenza del fuoco, e nel ritratto del Fumatore, su bella tonalità gialla. (…) Ve lo dicono la sua pennellata ardita e quelle linee e quei tipi e gli sfondi tratti da una concezione al di là e contro la corrente ottocentista e del primo novecento, per imporre la sua giovane personalità artistica frammezzo alle varie ‘correnti’ del tempo; come in una gara d’avventura. (…)
“Alla ‘Bottega d’arte’ la personale di Pippo Consoli e Carlo Marcantonio”
Momento-Sera, Corriere di Chieti
Stefano Vivona
Pippo Consoli, pittore siciliano trasferitosi a Chieti da qualche tempo, ha preso, in questi giorni, il suo primo contatto col pubblico teatino esponendo alla ‘Bottega d’Arte’ insieme a Carlo Marcantonio. La novità e l’interesse della mostra personale di questi due giovanissimi artisti, tanto diversi di temperamento e di tendenze, è veramente rimarchevole. (…) Ma la maggiore sorpresa per il pubblico chietino, in verità, assai conservatore e buon tradizionalista, è offerta dalla pittura di Consoli, che, pur essendo improntata generalmente ad un formalismo di derivazione neocubista, e ad un cromatismo di grande vigore, riesce tuttavia immediatamente comunicativa ed accessibile a tutti, poiché in effetti, è usata in senso strettamente realistico, quanto a spunti e motivi. Non c’è affatto per lui un programma di studio su un determinato ambiente sociale, come è già stato per altri giovani pittori neorealisti, in senso propagandistico politico. Consoli segue continuamente, con umorismo sottile, tutto suo, e ne fa motivo di pittura, spunti assolutamente trascurabili ed infatti forse mai trattati, come un CANE RANDAGIO bilanciato su tre zampe, una CAROGNA piena di mosche, un GATTO che si lecca, o che cerca nella pattumiera, un FALO’; il corale gruppo di quattro stornellatori in SERENATA SICILIANA. Tre ritratti di notevolissime qualità estrinseche e di grande penetrazione nel carattere, suscitano d’altra parte il maggior interesse del pubblico. La sala continuamente affollata di persone che volentieri ritornano a ripercorrere le pareti della mostra è il più chiaro sintomo dell’interesse non comune suscitato dai valori dell’Arte nel sensibile pubblico teatino.
“Mostra alla Bottega d’Arte”
La Nuova Fiaccola, Anno XIV, n. 8 Chieti, 3 giugno
Giacomo Vaccari
Vivo interesse da parte del pubblico ha suscitato la mostra personale dei pittori Pipo Consoli e Carlo Marcantonio, tenutasi nella saletta d’arte di questa città. Lo sforzo mostrato per giungere a nuove forme a noi pare degno d’ammirazione e d’incoraggiamento in quanto s’intravedono promesse di migliore sviluppo. Osservando i lavori del Consoli balza evidente ciò che si suol dire «ricerca essenziale». Il sovrappiù, e questo a lode dell’artista, è bandito, cancellato oppure ridotto ed allora i toni, sia pittorico che compositivo, snodandosi, assumono un’armonia che dà unità al dipinto. Il Consoli ha vissuto in ambienti infuocati, i suoi colori sono accesi, vivi ed hanno la robustezza delle scuole meridionali. L’accostamento alle cose produce intensità d’impasto, crudezza realistica ben resa da ampie pennellate e, ciò che più conta, sicurezza e vigorosità. Ma questo realismo, anche se ben congegnato, non ci pare il lato migliore della sua arte. Il Consoli migliore invece è là ove riesce a librarsi, a liberarsi dal definito, là ove riassume la sua esperienza particolare, raggiungendo toni di una fervida ed originale poesia.”
“La mostra dei pittori Consoli e Marcantonio”
L’Unità dell’Abruzzo e Molise, n. 127, martedì 30 maggio
1951
Corrado Maltese
La ‘Strage di Portella della Ginestra’ è invece il tema prescelto da Consoli. In questa grande tela, un po’ macchinosa ma ardita, l’artista ha messo tutto il suo calore di meridionale, riassumendo tradizioni figurative vecchie e nuove; i mosaici bizantini, i carretti siciliani, Migneco, Guttuso, Fougéron e Guernica. E’ però un’opera di grande interesse, con parti veramente belle e da guardare con attenzione.
“Sguardo alle opere del Premio Suzzara- Uno scalpellino ha dipinto il suo quadro in 320 ore- Le Reggiane nel quadro di Cavicchioni e il Mezzogiorno nella composizione di Consoli”
L’Unità, Milano mercoledì 5 settembre, pag. 3
1954
Giovanni Carandente
Di Giuseppe Consoli, catanese, si potrebbe dire che fra quanti pittori contemporanei hanno inserito la cultura antica e il mito della Sicilia nella visione figurativa attuale, egli è il più attento ed equilibrato e sapiente e moderno rievocatore. Partito da un’esperienza cubista, più per adesione formale che per meditazione interiore, nel primo periodo della sua formazione egli sacrificava un innato senso del decorativo alla impostazione per volumi e per masse scomposti nello spazio. Cadde il punto più agguerrito di questa ricerca proprio per un dipinto di insolite dimensioni, quel «Portella della Ginestra» premiato a Suzzara nel 1951, che fece subito le spese al nome di un antenato assai celebre, la «Guernica» di Picasso. Ma quanto il vasto mondo drammatico codificato dal più grande genio della pittura moderna fosse in quel quadro non il semplice riecheggiamento intellettualistico, provò proprio la diversa forza del dramma, sociale sì, umano, ma anche giustamente inteso nei suoi temi figurativi. A poco a poco il ricordo del cubismo sembra ora passando al di sotto dell’elegante trama di lineare armonia che fu lo stimolo di base del pittore. Il tentativo lo riaccosta inconsciamente ai ‘Fauves’, ma sotto un segno che nervosamente scrive notazioni lontane, dalla pittura vascolare alle smaglianti lucentezze delle decorazioni musive. Le masse si spostano dal piano di fondo per allinearsi tutte sul piano immediato della rappresentazione, senza per questo perdere di intensità e di vigore. L’arcaico e il modernismo, a dirla con parole fuori dalla critica, si sono sposati in una intelligente fantasia che riserva molti esatti e promettenti punti di arrivo.
Presentazione al Catalogo della personale antologica 1946 – 54
Circolo Artistico di Catania
Leonardo Sciascia
Una personale del pittore Giuseppe Consoli si è aperta il 27 novembre nei locali del catanese Circolo Artistico. In quarantaquattro pezzi vi è documentata un’attività che va dal ’46 al ’54, in un diagramma di sicura evoluzione e di raggiunta maturità, anche se non privo di scarti e sbandamenti. Consoli ha trentacinque anni, vive in provincia ed è naturale che il suo processo di formazione, la sua ricerca di un linguaggio, non sia immune da smarrimenti ed equivoci. Ma in forza di una sua nativa adesione a motivi culturali squisitamente siciliani, le suggestioni e le esperienze più disparate della cultura figurativa attuale, moderna, egli porta quasi sempre ad un punto di perfetta fusione: la lezione di Picasso, che a momenti gli si esteriorizza in un gioco formale, spesso coincide con la sua arcaica forza di rappresentazione, dando luogo a personalissimi risultati. Ma al di sopra di questo arcaico e istintivo vigore in cui si risolve una cultura composita e dispersiva, Consoli ha una qualità che è propriamente sua, il dono di un’ironia, per così dire, in punta di penna: un’ironia che vorremmo chiamare letteraria, ma in accezione rovesciata; cioè non proveniente dalla letteratura ma destinata a fare letteratura. Anche nelle cose sue in cui più evidente è un’intenzione drammatica, o di pura ispirazione sentimentale, questo dono d’ironia, traluce come una filigrana; o beffarda si riduce in un angolo, in una figura, in un dettaglio – come una cifra, una sigla. Forse è un modo inconscio di dare un emblema all’ironia quella sua preferenza a rappresentare il gatto (…) il gatto che è simbolo di solitaria ironia, di beffarda infedeltà. Nella rappresentazione di animali, in genere, il Consoli ha una particolare felicità. E il meglio della Mostra ci pare sia da ricercare in queste cose, o in certe evocazioni di vita campestre in cui è un senso di mitica lontananza. Sarebbe un ideale illustratore di favole, il nostro Consoli. O magari un narratore di favole: moderne favole in punta di penna, un po’ alla Steinberg. Ma in Italia non abbiamo un “New Yorker” in cui una simile vena possa trovare sfogo e fortuna.
“Mostra di Consoli a Catania”
Il gazzettino di Sicilia, Rai Palermo, venerdì 3 dicembre ore 14,30
1955
Dino Caruso
Consoli è sempre un artista di qualità, molti lo vorrebbero collocare fra i neorealisti e tanto lo ripetono, fin da volerglielo anche far credere allo stesso artista, il quale, in definitiva, tira avanti ed ascolta solo se stesso. Consoli, per noi, è in buon pittore che basa la sua opera sulla più assoluta ricerca formale sorretta da una sorprendente vena umoristica che dell’oggetto ne fa un’invenzione e poco una rappresentazione.
“Contrasti di linee e colori nel comune amore alla terra”
L’Isola, Catania, giovedì 18 agosto, p. 3
Riccardo Campanella
Consoli in effetti ha riscoperto gli eterni valori della antichissima pittura decorativa (il cui ricordo ci porta alla pittura cretese ed al periodo vascolare) e nel tempo in cui molti artisti ricercano o hanno ricercato freneticamente la quarta dimensione, scomponendo e ricomponendo l’oggetto, egli ha ritrovato la serenità e la bellezza della pittura murale seppure animata dal gusto e dal contenuto moderno. …I suoi ritratti sono oggi perfettamente coerenti con la sua generale intuizione pittorica: un magnifico esempio ne abbiamo in Stefano, dipinto a tempera esposto nella sua ultima personale al Circolo Artistico. I colori di questo ritratto stesi a grande campitura si sciolgono in un atteggiamento espressivo e caratteristico, mentre la fisionomia (…) realizza una sintesi psicologica stupefacente. …Il suo lungo periodo di riscoperta del passato ha fruttato adesso (al Consoli) quella immaginosa misura personale, che gli ha consentito di realizzare nella Villa Cardì quelle grandi decorazioni (14–15–16–17–18) che hanno riscosso tanto successo, sia per la smaliziata rappresentazione della società mondana sia per la perfetta realizzazione della sua intenzione pittorica. Come maggior titolo di Giuseppe Consoli, possiamo dire che egli, pur vivendo in provincia, realizza giorno per giorno delle opere di grande interesse per la cultura europea.
“Incontri con gli Artisti catanesi: Consoli ha riscoperto gli eterni valori della pittura”
L’Isola, Catania, giovedì 21 luglio
1956
Mario De Micheli
Alla Galleria Apollinaire (via Brera 4) espone il pittore Giuseppe Consoli di Mascalucia sull’Etna. E’ la sua prima mostra milanese. La sua pittura deriva i soggetti dalla vita del popolo meridionale. Egli affronta i suoi temi con modi che ondeggiano tra l’espressionismo e il post-cubismo. Sotto di ciò tuttavia si palesa un temperamento direi «melodico», di vena immediata. E’ questa la sua qualità fondamentale, che sostiene i colori accesi e spesso violenti. Consoli, insomma, è un artista spontaneo, che tempera lo spiccato naturalismo con soluzioni stilistiche di gusto. I quadri che di lui ricordavamo erano assai più schematici e programmatici. Oggi invece egli appare più avanzato nelle sue ricerche, più affinato. Alcuni pezzi posseggono già un buon equilibrio formale e scoprono il graduale formarsi, in Consoli, di un personale mondo poetico.
“Cronache d’Arte”
L’Unità, Milano, 22 maggio
Raffaellino De Grada
Anche il siciliano Giuseppe Consoli (all’Apollinaire, in via Brera) si muove sul piano figurativo, con una pittura asciutta, emblematica, com’è frequente nei siciliani, si pensi a Migneco. Le ricamatrici, I ragazzi che giocano, La cagna sono opere che hanno una loro fisionomia, anche se Consoli tiene conto di certe esperienze di Guttuso.
“Arti plastiche e figurative”
Giornale Radio, Milano, 15 maggio, ore 14,15
Mario Lepore
…Giuseppe Consoli, un siciliano che si presenta all’Apollinaire, cerca nel popolaresco e nell’espressionismo la sua via. I toni, bassi e caldi, sono il sostrato del suo cromatismo, rotto da accensioni improvvise di colore brillante. Spesso riesce attraente, a volte convincente..
“Mostre d’arte”
Corriere d’Informazione, Milano, 25 maggio
Maria Poma Basile
(…) Nelle sue figure nettamente stagliate sullo sfondo, dalle carni terrose e gli arti aguzzi, fermate nell’attimo di uno sforzo (vedi il Gioco della corda (19), I ragazzi che saltano , e Uomo che si infila i pantaloni), chine alla ferratura di un mulo, oppure ferme alla ringhiera d’un balcone, ci sembra che Consoli abbia voluto far convergere la ricerca di uno stile che comprenda l’esigenza decorativa da cui partì e quella espressiva che si è andata formando, quella realistica della pittura italiana più engagée e quella popolare, tradizionalmente siciliana, che va dal vaso sicelioto alla pala del carretto. E’ soprattutto questo accento autoctono, questo riallacciarsi ai caratteri primitivi della nostra pittura, pur decantandoli attraverso una cultura figurativa europea, che ci pare la nota più interessante e più ricca di sviluppo nel pittore Consoli. V’è nel suo colore l’opacità ferrigna della lava, di cui è lastricata la sua città, la violenza che grida nelle magliette a righe dei ragazzi e nei gonfaloni delle processioni, la pregnanza della carne olivastra delle donne racchiuse entro il ferro panciuto dei balconi, l’umidità animale dei loro occhi neri come olive, il lento gocciolare del silenzio sulle ricamatrici curve sul telaio, la rutilante luce delle nostre strade sotto la tenda arancione del lustrascarpe: e tutto v’è esasperato e fermo in una stilizzazione che ha insieme del primitivo e del barocco, in un colore che predilige i toni fondamentali negli accostamenti più rischiosi, a volte ostentatamente sgradevoli…
“Espongono a Palermo tre pittori di Catania”
L’Ora, Palermo, 28 settembre
Vito Librando
Tra la prima mostra personale in Catania (del 1954) e questa seconda (…) il pittore Giuseppe Consoli ha svolto una fitta attività. Ricorderemo, e non a solo titolo di cronaca, la personale dello scorso maggio tenuta a Milano e le ampie partecipazioni, tra cui notevole quella promossa in settembre dalla Galleria Bonino in Buenos Aires. Sono state notate in varie occasioni le perspicue doti decorative della pittura di Consoli. Esse sono sì fondamentali per il suo linguaggio – e lo spingono, più che ai pericoli, a un costante studio per raggiungere e mantenere un assoluto rigore di stile -, ma vale piuttosto puntare l’attenzione sul valore del segno nel costruire le figure, sul ritmo che vuole non astrarsi ma saldarsi con una più coerente realtà. Di questo ci documentano soprattutto i disegni. In essi la ricerca formale tende a concretizzarsi in salde forme, spesso plastiche; in essi si coglie, più schiettamente, una realizzazione di rapporti di strutture, quasi bloccate, con lo spazio… Questi stessi rapporti ritroviamo nelle tele, dove quasi sempre il fondo tende ad unirsi dietro le figure, o meglio dietro il racconto e l’azione, per farli con maggiore libertà – più vive nel movimento, sguscianti addirittura – ritrovare nella superficie della tela, al loro esatto posto, con il loro calcolato tono di colore. Il colore accompagna, campito in accordi bassi e gravi o teso in stridule dissonanze, a rendere il teso racconto dei fatti della nostra terra, in particolar modo…Al di là di questo espressionismo, non più nordico ma affatto mediterraneo, le opere recentissime tendono ad un contrappunto più insistito di accordi cromatici…
“Piccola Galleria” Pitture di Consoli al Circolo della Stampa
La Sicilia, Catania, 21 dic., p. 5
Dino Caruso
Fin da quando Consoli si trovò in un campo di prigionia, il suo primo bisogno fu quello di narrare e documentare con un suo linguaggio, quanto accadeva e quanto intuiva. Finita la guerra si è interessato a dei temi sociali (…) con tutte le sue forze si è sempre ribellato ad ogni forma di livellamento dei valori ed ha respinto ogni manierismo convenzionale. Lo abbiamo visto sempre smanioso ed ansioso nella ricerca del bene e del giusto. Lo abbiamo visto intollerante di ogni accomodamento; così la sua pittura è rimasta sempre e lo è più oggi, l’espressione più viva dell’antiaccomodante (…)
“Realismo e umanità nella pittura di Consoli”
Espresso Sera, Catania, 17-18 dicembre