Antologia critica
Anni ’60
1963
Jean Sovall
(…) E’ tutta una serie di ricerche che testimonia la necessità di esprimere se stessi con un linguaggio personale. Così Consoli crea le sue forme in una libera costruzione astratta, dove aria e spazio si raccolgono attorno al succedersi dei piani e alle notazioni filiformi. Egli piega la tecnica del ferro saldato (20–21) a ritmi nei quali si perde ogni rievocazione della realtà, trasfigurata nella fantasia dell’immagine e nella esaltazione quasi artigianale delle possibilità della materia. Consoli, su una premessa di massima sintesi formale, trova per la sua arte una spiritualità, che lo porta a tradurre in nuove immagini svincolate dal reale, i suoi moti interiori. E’ così che la sua opera, nella più intima essenza, è la soluzione, ogni volta nuova, del duplice rapporto che l’artista fissa, in modo per lui definitivo, tra le forme della realtà e quelle della fantasia. A conclusione di queste brevi note, dobbiamo rilevare che le sculture di Consoli si inseriscono – merito non da poco – in un ciclo di civiltà non ancora concluso e che ci porgono i mezzi per penetrare in un panorama artistico estremamente sentito e dagli imprevedibili sviluppi.
“Consoli scultore moderno”
Specola e microscopio, anno XII, n. 1 gen-feb. 1963
Emilio M. Tumminelli
(…)Di fronte a questi Ciclopi (22–23–24) di Consoli, la prima impressione è di sgomento, quasi di angoscia. Figurazioni contorte, ferro scuro e grumoso in cui si condensa una figura che faticosamente cerca di uscire dall’oscurità. La notte sembra incombere, una notte ancestrale, fantasmagorica: ancora l’uomo, coi suoi miti e tabù, non è apparso…. In effetti Consoli, anche nei lavori in materia plastica (25–26–27) (fertène) e nei disegni, è crudele. Le sue opere non sono giochi, nulla hanno di «facile» o di «gradevole», semmai al contrario: urtano, hanno una interna violenza che affiora a tratti, con scintille azzurre e viola. Crudeltà e, stranamente, pudore…Violenza, ma anche gusto. Non «buon gusto», intendiamoci. Il gusto della disposizione, del difficile, del poco conosciuto. E soprattutto un equilibrio plastico notevole, un gioco di strutture che si compenetrano e fanno intuire un lavoro intenso, assiduo, manuale da operaio…Ritengo Consoli un arista importante … Non un artista in fase di ricerca, ma un artista già maturo. Questi Ciclopi sono opere compiute; così i disegni e le plastiche; opere che portano un segno originale, vivo, e che si innestano decisamente dell’ambito, non vastissimo della scultura italiana d’oggi…
“Consoli, sculture, disegni”
Presentazione in catalogo alla personale a Milano, Galleria “L’Indice”, 5-20 giugno
Annamaria Raini
(….)La Galleria L’Indice ci ha mostrato delle composizioni plastiche tra le più efficaci di oggi con la serie dei Ciclopi di Giuseppe Consoli. Forme forgiate in rugosa materia di ferro, o tirate su di peso dall’intricato viluppo di budelli in fertène colorati: si direbbero corpi di una compressa vitalità organica, che si protendono a cercare un respiro da tutti quegli orifizi rimasti boccheggianti dal tronco…
“Mostre a Milano”
Le Arti, Anno XIII, n. 8, agosto, p. 30
Gino Traversi
(…) Disegni e sculture di Giuseppe Consoli – alla galleria L’Indice – ci balzano di colpo nel mondo mitico mediterraneo; conglomerati scabri, in ferro e materia plastiche, violentemente suggestivi, che farebbero la gioia di molti avanguardisti europei, ma che, siamo sicuri, non soddisfano pienamente l’artista, la cui ben radicata cultura lo chiama oltre…
“Le Arti e gli Artisti”
Fenarete, n. 4, p. 31
Salvatore A. Buffo
(…) Fin da ragazzo Consoli (…) aveva sentito il fascino della pietra-lava (…) la sua fantasia aveva acquistato familiarità con quella materia vulcanica, che si era assopita nel tempo sulle pendici della « montagna»…aveva avvertito forse inconsapevolmente quanto di terribile e di angoscioso trapelava in quella roccia fiammeggiante … Solo negli anni della piena maturità Consoli, a contatto con la fiamma ossidrica e col ferro rovente, ha intuito la forza e la bellezza di tutto ciò … E con una irruenza tutta meridionale ha dato vita alle sue figurazioni fantastiche: siamo di fronte al magma che si compone e si scompone in un imprevedibile giuoco di strutture…Questa dei Ciclopi è una delle svolte più significative dell’arte di Consoli…
“Artisti siciliani a Milano: Violenti ed aggressivi i ‘Ciclopi’ di Giuseppe Consoli“
Corriere di Sicilia, Catania, 14 giugno
1964
Riccardo Campanella
(…) Giuseppe Consoli (…) pittore e scultore fra i più impegnati della nostra generazione, è una vecchia conoscenza degli amatori e cultori dell’arte figurativa catanese. Ormai meneghino d’adozione torna nella nostra isola per il rituale periodo di ferie e viene a rinsanguare la sua vena nella nativa Mascalucia. (…) I continui ritorni però negli ultimi tempi alla sua Mascalucia gli hanno valso un rinnovato ardore per il nostro piccolo e antico pezzo di terra, cerchiato dalla luce mediterranea. La suggestione dei faraglioni di Trezza si è rinnovata intatta e gli ha consentito di eseguire una serie di sculture dedicate al Ciclopi … in fertene, un materiale plastico policromo, la cui lucentezza e vivacità di colorazione si avvicina moltissimo allo smalto. Attualmente sta eseguendo delle tempere sugli scontri automobilistici, un argomento di grande attualità. che sembra elettrizzarne l’attività espressiva. … Giuseppe Consoli, si trova nel solco sicuro del post-impressionismo, possiede un senso del colore di primissimo piano e un senso plastico del disegno, che lo induce ad evidenziare le figure pur rispettando la dialettica tonale. I suoi interessi, che oscillano fra l’idea arcaica di una Sicilia pastorale e la cronaca attuale intensa e spietata, sono com’è facile rilevare, di una ampiezza paurosa, tuttavia la sua particolare natura lo porta a concludere di volta in volta il discorso iniziato. Questa breve nota, che vuol essere un riconoscimento, per un artista siciliano, che ha saputo portarsi con molto onore in Lombardia (…) sarebbe veramente incompleta senza un accenno sul carattere dell’uomo, che evidentemente trasluce nella sua opera di pittore e scultore. Pur rimanendo fondamentalmente estroverso nei contatti umani, il fondo psicologico del Consoli è caratterizzato dall’inquietudine. Senza raggiungere infatti le forme esasperate proprie dell’espressionismo tedesco, il Consoli tende naturalmente ad una forma fantastica della realtà; si spiega così come i faraglioni di Acitrezza, siano potuti diventare i ‘Ciclopi’ dell’ultima serie di sculture. Un fantastico che diventa alle volte misterioso e che oscilla fra il mistico ed il grottesco. Il Consoli artista è racchiuso per noi in una sintesi fra la tradizione classica ed il bisogno di sentirsi cronista del suo tempo: una sintesi illuminata da quella dose di fantastico che lo caratterizza e lo qualifica nell’arengario nazionale delle arti figurative
“Ritorno alla Sicilia di un artista inquieto: profilo di Giuseppe Consoli”
Espresso Sera, Catania, 19-20 agosto
1965
Domenico Cara
Il colore nella pittura di Giuseppe Consoli (… ) fa da buon catalizzatore ispirativo. Egli rende nitida e straziata la figura quando si affida al giudizio e alla presa di coscienza della realtà. Sottolinea gli eventi del purgatorio umano, vivo, scottante dentro cui ognuno di noi è implicato. Le esperienze diventano problemi pittorici, sviluppi e varianti dell’esistenza quotidiana. E conta molto, nel formarsi di immagini nuove, la stessa amara e drammatica interrogazione di ciò che accade.
“Premio di Pittura ‘La Bella Pisana’: Giuseppe Consoli“
Parliamoci, Anno IV, n. 26, aprile, p. 30
Riccardo Campanella
Di grande interesse anche sul piano coloristico, ci è sembrata l’opera dedicata al Teddy boy, in cui l’espressionismo sembra raggiungere il grottesco e comunque il meglio della maniera con cui Consoli suole oggi comunicare la propria emozione di fronte ad un personaggio che va oltre l’episodio di cronaca per diventare fenomeno durevole o addirittura costume. Vi sono infine le tempere dedicate agli scontri automobilistici. Indubbiamente qui il senso dei volumi e la plastica armonia delle forme, oltre beninteso al colore violento, vengono a ricordarci le fondamentali esperienze di scultura che l’artista ha scontato negli ultimi anni.
“Sintesi espressiva di Giuseppe Consoli“
Espresso Sera, Catania, Mercoledì-Giovedì, 9-10 giugno
Giuseppe Consoli
La mia ricerca si svolge in una assoluta disponibilità stilistica della mia operazione creativa. Refrattario a qualsiasi formula preconcetta, il mio linguaggio prova ecletticamente e sempre in fase di acquisizione, tutti gli apporti culturali della mia quotidiana vorace esperienza. E’ chiaro che il filo conduttore di base, che traccia la storia interna-esterna del mio svolgimento, va rilevato esclusivamente nel mio modo narrativo, fuso (nell’ispirazione autobiografica) alla mia cronaca. Il variare del mio segno, l’attenuarsi o l’accendersi e intensificare del mio colore al selettivo processo di identificazione di particolari temi preferiti, si attuano nella totale libertà tecnica. Io, del resto, amo datare tutte le mie opere, dai disegni alle litografie, ai dipinti, alle sculture, dando così il mio personale attestato della evoluzione del mio modo di essere. Mi viene falso ogni ridimensionamento del linguaggio a qualsiasi regola prestabilita. In genere esaurisco ogni mia fase sperimentalmente nel giro di pochi giorni, e trovo per mio conto perfettamente agevole e giusto anche fare dei salti stilistici (non qualitativi, ma d’ordine strettamente modale) perché il continuo rinnovarsi e puntualizzarsi della mia attitudine espressiva è la vera caratteristica della mia creatività, che non sopporta istituzioni sintattiche. I miei temi preferiti sono, in questo momento, gli Spettatori allo stadio; gli Scontri automobilistici (29–30–31); i Teddy boy che assalgono solitari benzinai; le fatue ed esibenti miss dei concorsi di bellezza; i parapazzi; gli uomini attaccati al telefono; i venditori ambulanti; i bagnanti; la gente del filobus; i giuochi fantasiosi dei ragazzi siciliani ecc. Se c’è una cosa che non sopporto, nel modo di essere di tanti artisti miei contemporanei è il loro acclimatarsi ad una formulazione stilistica stereotipata (spesso a tema costante) che li caratterizzi a vita. Mi pare una paradossale mortificazione, una forma autoidolatrica di un loro momento particolare, che in definitiva riesce solo a mutilarli di ogni altra facoltà. Non giustifico, pertanto, il ripetersi di formulari stilistici quali pretesi segni di personalità inconfondibili. Credo in definitiva, sull’esempio di Picasso (l’unico che meriti di essere seguito), nella totale libertà creativa dell’uomo, che sfugge ad ogni codificazione.
“Autopresentazione”
D’Ars Agency, Anno VI, n. 2, aprile-luglio, p. 126
Vito Librando
Giuseppe Consoli, pittore e scultore, sebbene da parecchi anni residente a Milano, non dimentica mai Catania: alla sua città ha riservato l’attuale “personale” formata da un folto numero di dipinti. Per quanti conoscono da tempo Consoli la mostra assume un particolare valore, specie se si tiene presente l’attenta sensibilità dell’artista e la sua solida cultura. Determinante l’incontro con l’opera di Picasso, della cui natura meridionale Consoli si sentiva compartecipe; vari e di diversa portata gli esiti formali tendenti a puntualizzare la propria personalità. In questi, costante caratteristica un colore corposo e sensuale legato a un nervoso, inquieto disegno. Già da allora, Consoli, consapevolmente, si serviva della realtà esaltandola nel movimento della linea e degli accostamenti cromatici. Il periodo degli ultimi anni, riservati alla scultura in ferro saldato e alla utilizzazione del fertène, docilissimo materiale plastico per la fantasia e le ricerche del Consoli, è da tendere, nonostante l’apparente deviazione, sul filo di un percorso che non perdeva di vista il punto d’arrivo. Non vogliamo dire che queste opere, principalmente le più recenti, documentino il ritorno nel primitivo alveo. Se è identificabile quanto Consoli deve a Picasso, o all’espressionismo, è chiara pure la maggiore ricchezza di motivi, l’aggancio ad una realtà alla quale l’artista non vuole far violenza e della quale vuol denunciare le violenze subite. E ricorre anche al fatto di cronaca; L’assalto al benzinaio, lo Scippo, il Teddy Boy; e insiste su alcuni temi, tra i quali da segnalare per i vigorosi risultati i suoi Scontri del 1964. Il visitatore noterà che l’artista talvolta, memore di esperienze infernali, preme sino in fondo; ma non va perduto di vista che Consoli tende sempre ad una esatta misura. Basta guardare con attenzione i suoi Teddy Boys e la Bagnante….
“Piccola Galleria – Pitture e sculture di Giuseppe Consoli“
La Sicilia, venerdì 11 giugno, p. 8