Antologia critica
Anni ’80
1984
Gianni Pre
Alla galleria d’arte Ciovasso altre due esposizioni di buon livello. Dal 10 al 29 marzo si è presentato il pittore di origine siciliana Giuseppe Consoli. Questo maturo artista è solido nella tecnica compositiva dal taglio espressionista, per le semplificazioni ed abbreviazioni delle forme (…) efficace nella tematica, volta soprattutto a denunciare, con un’incisiva satira caricaturale, alcune sfaccettature dell’uomo contemporaneo…
“Mostre”
Alla Bottega, Anno XXII, n. 4 luglio-agosto, p. 50
Giuseppe Martucci
La nuova produzione, che il Consoli ha esibito alla Ciovasso, si caratterizza, con ogni evidenza, per il ruolo determinante che vi assume la bicromia di base, dell’arancione sul fondo nero. A prima vista, tale bicromia potrebbe far pensare a una rivisitazione del rapporto tra il ‘cotto’ e i ‘fondi neri’ della pittura vascolare dell’antica Grecia, un rapporto storicamente collaudato nei millenni, quasi che l’artista si fosse lasciato suggestionare da una sorta di filoclassicismo linguistico. In realtà, il fatto è che Consoli, usando l’arancione per le sue immagini sul fondo nero, se ne serve nel modo più estroso: ora condensandone delle accensioni vivissime ed ora sfibrandolo fino al puro filamento o alla trasparenza sgranata con effetti di intensa finzione plastica. In ciascuno dei dipinti del Consoli, invero, scocca, fluisce, divampa, si coagula, o si disfa un che di magmatico, di ribollente, di lavico, che, nel suo farsi linguaggio, assume la magia di una creatività in continuo divenire. Ed è tale l’evidenza delle forme, che l’immediatezza dell’idea figurale si coglie con la stessa intensità disegnativa di un ideogramma. In tal senso, la figuratività consoliniana, senza perdere nulla del riferimento oggettivo, anzi esaltandolo, si offre nei termini di una sorta di codice ideografico, assolutamente autonomo. Gli interventi successivi dell’artista, per via di velature policrome e di risalti dei singoli dettagli, senza nulla togliere alla genuinità della definizione iniziale dell’immagine, ne accentuano e ne attenuano i valori formali, nel trascolorare delle superfici, a livello specificatamente pittorico, con incomparabile raffinatezza di esiti cromatici. Per cui si passa, con sorprendente godibilità, dalle essenziali figure di bloccata misura plastica, talora anche allucinanti e grottesche nelle loro deformazioni espressive, e di solito prominenti sui primi piani (Ritratto d’ignoto, Ostaggi, Dionisio, Maratoneti, Homo ridens), del 1974, alla ritmica scattante dei Segugi, al taglio sghembo del Gatto furtivo, al vorticante ribaltarsi del Cavallo bizzarro, del ’75, per giungere alle fluidissime proiezioni figurali della Sassaiola, al vibrante vermicolare dei Bagnanti sullo scoglio o al bilanciato e suggestivo comporsi dell’Interludio, sempre del ’75, per giungere alla setosa e cangiante trama figurale e cromatica della piccola tela intitolata Spettatori, del 1977, al macerarsi umbratile del Bacio, pure del ’77, o alla felina movenza della Nuda, del 1980, fino alla ieratica fissità di Lucia, dell’83, su fondo verde scuro.
“Sulla recente opera di Giuseppe Consoli”
Artecultura, anno XVIII, n. 5 maggio, p. 4-5